giovedì 27 settembre 2012

Storia del Bottone













































A fine secolo '800 la moda francese era all'apice del suo splendore, tant'è che in Francia esisteva il Ministero della Moda. Dominavano lo stile liberty e l'art déco. I bottoni erano confezionati con resine naturali e corozo, bachelite, galatite, madreperla, pasta di vetro e celluloide, fino ad arrivare alla fine degli anni '30. Le forme dei bottoni potevano essere di qualunque foggia : quadrate, rettangolari, geometriche, elaborate in maniera barocca, lasciando libero arbitrio alla fantasia dell'uomo. Venivano rappresentati addirittura cose ed animali.Nel Museo sono esposti, fra gli altri, quadri che documentano in maniera adeguata ed esauriente il periodo storico descritto e che sono meritevoli di attenzione. Tra questi, ad esempio, si può notare un quadro con cartella campionaria degli anni '20 (di una Ditta di Amburgo con prezzi espressi in corone) contenente bottoni neri in pasta di vetro.La Regina d'Inghilterra, essendo morto il Re, vestiva a lutto ed i bottoni neri in pasta di vetro sui suoi abiti riflettevano luce, quindi non tetri. Questa moda è stata copiata dall'alta società di tutta Europa.
Un altro quadro con bottoni in pasta di vetro è stato realizzato con bottoni provenienti dalle suore di clausura di Sogliano (cinque grandi bottoni, quattro borchie ed altri).Altri quadri caratteristici di quel periodo riportano: alcuni bottoni raffiguranti una nave in partenza ed un marinaio, simbolo dell'immigrazione italiana degli anni '20; bottoni chiari in galatite, fatti a mano, in stile barocco (dalla collezione Goni di Parma); bottoni in celluloide.

Guardando i bottoni dall'inizio del secolo alla fine degli anni '30, si nota un decadimento continuo nella forma e nella qualità dei materiali. Inoltre cominciano ad apparire i primi bottoni con svastiche stilizzate, preludio alla grande guerra. Siamo già negli anni '40 / '50, in guerra. Non vi erano più materiali per fare bottoni, né resine (importate), né metalli (requisiti per le armi). Le materie prime pregiate erano tutte nascoste in attesa di momenti migliori. Allora venivano usati i materiali a portata di mano tra cui il legno. Per abbellirli venivano dipinti a mano. E' di quel periodo la preparazione di bottoni con l'interno della pannocchia (Fratti, stilista di alta moda).
Trascorsa la guerra si ritorna a vivere e a produrre, recuperando materiali perfino dalla rottamazione degli aerei (Bottonificio Loris di Bologna). In questi anni la produzione industriale presenta molte varietà di bottoni tra i quali quelli ad imitazione della tartaruga, di gran voga negli anni trenta nel mondo dell'alta moda. Il materiale usato era la galatite.In questo periodo si confezionavano anche molti bottoni di stoffa fatti con il torchio, ma si riciclavano anche vecchi bottoni ricoprendoli con il tessuto del vestito (moda suggerita dai francesi).

Arriva il 1950, primo Anno Santo dopo la guerra. Era di moda la tunica ed i bottoni non erano necessari : un vero disastro per i commercianti del settore. Passato questo momento di crisi si riprenderà a produrre ed a vendere. I bottoni degli anni '50 sono sopratutto grandi e lucenti, poi grandi ed opachi, addirittura sfumati in nero col fumo della candela.

All'inizio degli anni '60 avviene il miracolo economico italiano ed arrivano le prime firme di stilisti europei ed italiani : Coco Chanel, Pierre Cardin, Armani, Valentino ed altri. Con la trasformazione dei metodi di lavoro dei materiali si creano bottoni bellissimi, eleganti, ricchi e pregiati. Pietre, strass, madreperle e passamanerie vengono assemblati per confezionare i "protagonisti" dell'abito. I benestanti di quel periodo ostentavano la ricchezza, talvolta in modo sfacciato e volgare. Questo urtò moltissimo i giovani e fu così che scoppiò la contestazione del '68. Ritornò la crisi economica per la società e, di conseguenza, per i bottoni. I bei bottoni scompaiono e si usano semplici bottoni funzionali all'uso : unire i due lembi di stoffa (si noti la differenza degli ultimi quattro quadri rispetto a tutti gli altri degli anni sessanta).

Nei primi anni settanta le Ditte produttrici di bottoni cercano di reagire alla crisi e producono bellissimi oggetti economici in poliestere e galatite, ma la clientela, per difendere la propria privacy, era interessata a bottoni lisci, opachi e poco evidenti.Nel frattempo si affermavano i jeans e gli abiti in stile militare, sopratutto tra i giovani. Le guarnizioni di quei tempi erano composte da cinturoni borchiati, fibbie e catene : era l'inizio dei famosi e tristi anni di piombo. Nel Museo questo periodo è rappresentato con tre quadri : il primo con bottoni di piombo per jeans e gli altri con bottoni e simboli del momento.Anche gli stilisti si adeguano e producono capi in jeans personalizzati con bottoni griffati.Anche questo periodo di crisi collettiva passa e pian piano si ritorna a vivere senza paura. Sotto la spinta del Governo Craxi, amante del lusso, nasce un nuovo miracolo economico. Gli stilisti di moda italiani sono sulla cresta dell'onda in Italia ma anche in Europa e nel mondo. Con loro i bottoni ritornano protagonisti.

Dal 1985/86 al 1992 i bottoni fatti industrialmente raggiungono una bellezza ed una ricchezza unica. Per l'acquisto dei bottoni per un abito si arriva a  spendere anche £ 100.000. Sembrava una favola! Ma anche questa volta finisce..... Nel 1992, infatti, scoppia lo scandalo nazionale di tangentopoli  e ricomincia la crisi che dura ancora agli inizi del 2000. I bottoni scompaiono ancora e si ritorna al funzionale.Ma non è solo la crisi economica a giustificare quella totale del bottone; le cause sono diverse. Le più importanti derivano dal fatto che gli stilisti hanno cambiato modo di vestire ( o svestire) la donna e nei nuovi modelli i bottoni non esistono; le sarte cominciano pian piano a scomparire (le anziane cessano di lavorare ed i giovani non subentrano perché il lavoro è poco remunerativo). Di conseguenza le mercerie iniziano a chiudere e la produzione industriale non può andare avanti se non esiste consumo. Le Ditte produttrici provano a presentare bottoni bellissimi fatti con materiali trasparenti, lavorati con il laser; importano bottoni dall'India, dall'Indonesia fatti con materiali naturali come il legno, il corno, le madreperle lavorate a mosaico, la corda, la paglia, il sughero. Ma il mercato langue e la crisi è pesante. Si vendono solo bottoni piatti di madreperla verniciata e opacizzata, cosa tra l'altro oltraggiosa nei confronti di questo materiale naturale valorizzato fin dai tempi antichi per la sua bellezza.

"Il bottone è un piccolo oggetto che apre e chiude anche i ricordi"  (Grieco - Politi)


fonte: http://www.bottoni-museo.it

mercoledì 26 settembre 2012

La fotografia nella moda





















La fotografia nacque intorno al 1830, ma le prime tecniche di sviluppo, come la dagherrotipia, non permettevano la possibilità di stampare grandi quantità di foto. Nel 1856, Adolphe Braun pubblicò un book fotografico contenente 288 fotografie di Virginia Oldoini, contessa di Castiglione, una nobildonna toscana alla corte di Napoleone III per conto del Regno di Sardegna. Le foto ritreavano la contessa nei suoi abiti di corte ufficiali, e resero la nobildonna la prima modella di fotografie di moda.
Nella prima decade del XX secolo, l'avanzamento tecnologico permise la stampa di fotografie nelle riviste. Fotografie di moda apparsero per la prima volta nella rivista francese La mode practique. Nel 1909, Condé Nast rilevò la rivista Vogue e contribuì all'evolversi della fotografia di moda. Una particolare enfasi fu posta nelcreare gli ambienti per le fotografie, un processo iniziato dal barone Adolf de Meyer, che fotografava i propri modelli nei loro ambienti naturali. Vogue fu immediatamente seguita dalla rivista Harper's Bazaar, e le due riviste rimasero indiscussi leader nel settore per tutti gli anni venti e trenta. Alcuni fotografi, specializzatisi nel genere, Edward Steichen, George Hoyningen-Huene, Horst P. Horst e Cecil Beaton transformarono la fotografia di moda in una forma d'arte, che si andò raffinando principalmente in Europa, ed in particolar modo in Germania.
Con l'inizio della seconda guerra mondiale, l'attenzione si spostò negli Stati Uniti, dove si fecero largo i nomi di alcuni fotografi come Irving Penn, Martin Munkacsi, Richard Avedon e Louise Dahl-Wolfe che diedero una ulteriore svolta al modo di approcciarsi alla fotografia di moda, abbandonando gli schemi e le pose rigide, dando maggiore libertà ai soggetti dei loro lavori, che venivano ritratti in pose più naturali e "sportive". Sotto la direzione di Alexey Brodovitch, lo stile fotografico di Harper's Bazaar divenne lo standard per tutte le riviste a venire. Nella Londra dell'immediato dopoguerra, John French fu il pioniere di un nuovo stile di fotografia di moda ideale per le riproduzioni sui quotidiani, che coinvolgeva l'utilizzo di luci naturali riflesse e contrasti lievi.
Fra i più celebri fotografi di moda si possono citare Richard Avedon, Helmut Newton, Bruce Weber ed Herb Ritts, ed in anni più recenti Patrick Demarchelier, Steven Meisel, Mario Testino, Terry Richardson ed Annie Leibovitz.

fonte: wikipedia

martedì 25 settembre 2012

«London Design Festival»

Inizia il London Design Festival. Una fiera di dieci giorni - dal 14 al 23 settembre - di eventi, late opening, mostre, nuove idee e tendenze che festeggia quest'anno in grande stile la sua decima edizione. Il V&A, uno dei più famosi e visitati musei di design al mondo, è indubbiamente (e non poteva essere altrimenti) protagonista della kermesse con alcune istallazioni ed eventi fra i più attesi dell'intera settimana.
La capitale britannica torna sotto i riflettori a un mese dalla fine delle Olimpiadi, lasciandosi invadere da una straordinaria varietà di eventi che che vogliono celebrare la ricchezza e l'avanguardia del british design e testimoniare, se ce ne fosse bisogno, il grande fermento - progettuale e artistico - che fa di Londra una delle capitali del design a livello mondiale.
Per festeggiare il decimo anniversario di questa importante manifestazione il V&A ha deciso di aprire al pubblico alcuni suoi spazi "segreti" permettendo eccezionalmente ai visitatori del Festival di accedere ad aree del museo normalmente chiuse, oggi location per alcune suggestive istallazioni.
Come accadrà per l’installazione creata da Rolf Sachs sulla scala Henry Cole Grand che sarà aperta al pubblico per la prima volta: a intervalli ritmati gocce di liquido colorato saranno fatte cadere in una vasca trasformandosi in forme casuali e affascinanti.
Protagonista poi uno dei grandi nomi del design britannico Established & Sons, con una speciale mostra dedicata alla panchina, reinterpretata da alcuni designer che solitamente collaborano con il brand inglese, come Jasper Morrison, Barber Osgerby, Felix de Pass, Konstantin Grcic e Luca Nichetto.
Presente anche lo studio Nendo con «Mimicry Chairs», un'istallazione il cui fulcro sono una serie di sedie, montate in complesse strutture che si fondono e integrano negli straordinari ambienti del museo.
Attesissimo lo spettacolare allestimento commissionato da Veuve Clicquot a Keiichi Matsuda: un enorme prisma rovesciato, illuminato da coloratissime proiezioni.
Infine, uscendo dalle mura del museo, i sotterranei che da South Kensignton portano alle sale del V&A, saranno illuminati con un percorso luminoso policromatico creato da Dominic Harris del Cinimod Studio in collaborazione con Philips.


fonte:http://www.grazia.it/Stile-di-vita/arte-e-design/london-design-festival-2012-V-A

Vintage

Il vintage è uno stile di abbigliamento che oggi risulta essere apprezzato e indossato da persone di tutte le età. Questo grande ritorno della moda del passato affascina e conquista soprattutto le giovanissime, ma anche le signore mature, che possono così rinfrescare gli indumenti ricordo quasi dimenticati nell'armadio.
Lo stile vintage è un genere di abbigliamento e di accessori molto particolari e caratteristici, dotati di personalità e buon gusto, ideali da sfoggiare per tutte le occasioni.
Il vintage è entrato a tutti gli effetti a far parte della moda del momento e in tutti i negozi di abbigliamento troviamo capi e accessori prodotti seguendo lo stile, i materiali e i colori in uso dagli anni '20 agli anni '80.
Indumenti e accessori moderni caratterizzati da linee e forme tipiche di quel periodo, riadattate sui modelli e sui tessuti che si utilizzano oggi per la creazione di capi di abbigliamento, maschile e femminile.
Abituati con i pantaloni e i jeans a vita bassa a zampa d'elefante, ci siamo trovati di fronte a pantaloni strettissimi, con una vita decisamente più alta, a sigaretta.
Occhiali da sole con lenti molto grandi, foulard, borse a tracolla o da portare a mano, cinture, bigiotteria, spille, cappelli e scarpe sono accessori in grado di completare il look dell'abbigliamento, con stile e personalità.
In queste pagine vi daremo informazioni sui capi d'abbigliamento e gli accessori che possiamo acquistare nei negozi e nei mercatini dell'usato, con qualche notizia sul grande ritorno del vero vintage e dello stile vintage sulle passerelle dell'alta moda.




http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ntEITJRjX7g#!